domenica, novembre 13, 2005

Wolfgang Pauli e Gustav Jung

La meccanica quantistica e il concetto di sincronicità quante analogie...... che ci riportano

alla spiegazione dei concetti in astrologia.




Wolfgang Pauli rifletteva spesso sul significato di sincronicità dell'amico Jung.

Insieme scrissero un libro - l' interpretazione della natura e la psiche-


La cooperazione del fisico e dello psicologo fu di importanza eccezionale ,poichè ciascuna delle

discipline potè trarre dai risultati dell'altra stimoli preziosi.

Semplificando , Jung intende per sincronicità una coincidenza sensata di due o più avvenimenti

non collegati fra loro dal punto di vista causale,che hanno un significato uguale o simile, atti

creativi e parallelismi acausali.

Già queste poche definizioni mostrano come la concezione junghiana della sincronicità sia

molto vicina al principio esoterico del ciò che è in alto,cosi' è in basso cioè a un pensiero per

corrispondenze ,che è anche la premessa dell'astrologia.Non sorprende dunque che Jung

nel saggio citato, arrivi anche a parlare di astrologia .

La meccanica quantistica offre prospettive affascinanti per una interpretazione fisica della

sincronicità. Albert Einstein ha tentato di spiegarlo con i due dadi quantici.

Il primo dado si trova a Vienna, l'altro a Budapest .Tirando sempre contemporaneamente i dadi

il risultato è del tutto causale ,ma essi mostrano ogni volta lo stesso risultato.Inoltre tra i

risultati non viè nessun ritardo temporale.Tra i dadi esiste un nesso,che però non è spiegabile

con il modello della palla da biliardo .Pauli rappresentò il nesso causale nel cosidetto principio

di Pauli,secondo il quale la distribuzione degli elettroni nello stato fondamentale di un atomo

è fissato,nel senso che due elettroni non possono avere gli stessi numeri quantici.Solo con questo

presupposto è possibile la nascita degli elementi nella loro diversità.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Misteriosi eventi sincronici sembrano costellare la vita di ognuno di noi. Improvvisamente un evento accade in perfetto sincronismo con un pensiero, e l'evento stesso racchiude sempre un significato profondo il cui scopo è quello di guidare la nostra vita verso il proprio destino.Il fenomeno della "sincronicità" è da tempo studiato anche e soprattutto dai fisici quantistici. Questi studi hanno le loro radici nell'armonioso e durevole connubio tra il grande psicologo analitico Carl Gustav Jung e il fisico quantistico Wolfgang Pauli. Le ricerche attuali mostrano che in natura tutto sembra muoversi in sintonia e che il mondo sembra essere rotto all’improvviso da eventi simbolici e pieni di significato che ci ricordano che non siamo fatti di sola materia, ma soprattutto che l’universo ha la sua matrice in una coscienza universale,da cui originano tutti i sincronismi.
Figura tra le più rappresentative della fisica del Novecento, Wolfgang Pauli si interrogò a lungo, e con una intensità ignota ad altri scienziati, sulla possibilità di una concezione unitaria che superasse la divisione tra natura e psiche, mente e materia. Decisivo fu il sodalizio con Jung, nato agli inizi degli anni Trenta e durato oltre un quarto di secolo, giacché nel corso di questo dialogo ininterrotto i percorsi della fisica dei quanti e dello studio della psiche apparvero a Pauli significativamente intrecciati: «È stata la concordanza di senso di idee che si sono presentate in rami diversi del sapere quasi simultaneamente, la loro sensibile coincidenza, a indurmi a uscire dalla mia stretta specializzazione» scriverà anni dopo.
Sul tema della Sincronicità,mi viene in mente un aneddoto che lessi un po' di tempo fa in un libro (di cui non ricordo più ne il titolo e ne l'autore).La cosa comunque che mi impressionò maggiormente di questa storiella-aneddoto,furono le potenziali correlazioni che trapelavano da essa,tra la preghiera e il concetto Junghiano di Sincronicità.
Vi espongo molto concisamente quanto veniva esposto in tale aneddotto,o "storiella",che dir si voglia:

Una donna (poco religiosa),preoccupata del fatto che avesse ormai raggiunto una certa età,e non avesse ancora trovato marito,alfine di non restare zitella a vita,cercò di trovare un rimedio alla sua situazione sentimentale,chiedendo consiglio al parroco del paese in cui viveva,cercando quindi una soluzione al problema,in termini religiosi e di fede.
Il parrocco,le diede in mano una statuetta di San Pietro e le disse che doveva,stringendo quella statuetta tra le mani,pregare tutte le sere per mezz'ora,chiedendo a San Pietro appunto,di farle trovare presto un marito.La donna iniziò a pregare tutte le sere,come il parroco le aveva detto di fare; ma dopo sei mesi di preghiere,lei continuava a ritrovarsi sempre sola,poichè non aveva mai modo di conoscere nessuno (e quindi mai modo di potersi innamorare).
Alchè un giorno,mentre stava pregando,infuriata perchè non accadeva mai nulla nella sua vita,prese la statuetta che aveva tra le mani e la scaraventò fuori dalla finestra;bè,la statuetta non toccò,dopo qualche secondo,direttamente l'asfalto del marciapiede che fiancheggiava la sua abitazione,poichè andò prima a cozzare contro la testa di un passante.La cosa più interessante comunque con cui si conclude questa storiella,è che quel passante che si trovava li "per caso",alla fine ...diventò suo marito.

Fausto Intilla
http://www.oloscience.com