domenica, gennaio 14, 2007

Jung, the east, buddha and the life after the death -Jung, l'oriente, buddha, e la vita dopo la morte




Oltre a mandarmi bei versi..
Iole mi dona delle belle foto.
Grazie










Cielo alto

Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale

e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.

Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.

Il mio dura tuttora, nè più mi occorrono

le coincidenze, le prenotazioni,

le trappole, gli scorni di chi crede

che la realtà sia quella che si vede.


Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio

non già perchè con quattr'occhi forse si vede di più.

Con te le ho scese perchè sapevo che di noi due

le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,

erano le tue.



Jung, l'oriente, il buddha e la vita dopo la morte


Quello che posso dirvi sull'aldilà
e sulla vita dopo la morte,consiste
interamente di ricordi, immagini
nelle quali ho vissuto,e di pensieri
che hanno travagliato la mia vita.

Ho sempre cercato di dare e darmi
una risposta al problema della
correlazione tra l'al-di-qua e
l'aldilà.
Forse bisognerebbe essere vicini
alla morte per acquistare la
libertà necessaria per parlarne.

Devo dirvi in piena sincerità,
che pur senza parlarne e desiderare
farlo,tali pensieri aleggiano nella
mia mente.Non so dire se questi
pensieri siano veri o falsi, ma
so e sento che ci sono, e possono
manifestarsi, se non li soffoco
con qualche preconcetto.
La prevenzione paralizza e danneggia
la piena manifestazione della vita
psichica e la ragione critica ha
apparentemente eliminato,l'idea della
vita dopo la morte.

Ecco perchè ci viene incontro
l'inconscio, comunicandoci immagini
e producendo allusioni simboliche.
I suoi mezzi di informazione, vanno
molto al di là della ragione e per
questo che con la ragione possiamo
arrivare solo sin ad un certo punto.
Come ignorare i sogni, le premonizioni,
le situazioni sincronistiche che
permeano la nostra vita.

Un mito assai diffuso dell'aldilà
si basa su idee e rappresentazioni
della reincarnazione.
Per esempio ,in India ed in oriente
in genere, dove la cultura spirituale
è molto diversa e assai più antica
della nostra,l'idea del " ritorno",
è accettata con la stessa semplicità
con cui noi accettiamo l'idea che vi
sia un Dio creatore del mondo.
Secondo lo spirito dell'oriente,
la successione di nascita e morte è
di una continuità infinita, come una
ruota che giri in eterno senza una meta.
In pratica si vive,si conosce, si muore,
e si ricomincia daccapo.

Solo con il buddha notiamo una presenza
di meta, e cioè di un superamento
dell'esistenza terrena.
I bisogni mitici degli occidentali
richiedono un principio e una meta,
perchè si ribellano ad un ciclo di
mero principio e fine, non accettando
l'idea di un eterno ciclo statico degli
eventi concluso in se stesso.
Cosa che invece gli orientali accettano
molto volentieri.
Possiamo dire comunque che entrambi hanno
ragione, in quanto l'occidentale è più
estroverso mentre l'orientale più
introverso.
In sostanza , il primo proietta il
significato e lo suppone negli oggetti,
l'altro lo sente in se stesso.
Ma il significato è tanto dentro che
fuori.
L'idea della rinascita è inseparabile
da quella del karma.
Il nodo è se il karma di un uomo sia
o no personale, se lo è allora possiamo
dire che il destino è predeterminato,
e grazie a questo che l'uomo entra nella
vita, rappresentando così il compimento
delle opere di vite precedenti e quindi
esiste una continuità personale.

Concludo, ricordando che alcuni discepoli
posero due volte la domanda al buddha, e
cioè se il karma dell'uomo fosse personale
o no, ogni volta egli eluse la domanda
non esaminando a fondo la questione, in
quanto il saperlo, egli disse, non avrebbe
contribuito alla liberazione di se stessi
dall'illusione dell'esistenza.
Il buddha riteneva più utile per i suoi
discepoli meditare sulla catena del
Nidana, cioè sulla nascita, la vita, la
vecchiaia, la morte e sulla causa e
l'effetto della sofferenza.

Non conosco risposta alla domanda se
il karma che io vivo sia il risultato
di mie vite passate, o se non sia
piuttosto il conseguimento dei miei
antenati, la cui eredità si assomma in
me.Sono forse una combinazione delle
vite dei miei antenati, e reincarno le
loro vite?Sono già vissuto nel passato,
con una determinata personalità, e sono
tanto progredito in quella vita da
essere capace di cercare una soluzione?
Non saprei, dico solo che il buddha
lasciò aperta la questione, e presumo
che egli stesso non ne conoscesse la
risposta con certezza.

Quando morirò, immagino che le mie
azioni mi seguiranno, porterò con
me ciò che ho fatto.Sperando che
alla fine della mia vita non mi
ritrovi con le mani vuote.
Sembra che anche il buddha abbia
avuto questo pensiero e quindi
consigliò ai suoi discepoli di non
lasciarsi andare a inutili
speculazioni.

Concludo con un scherzoso aneddoto,
del mio amico Richard Wilhelm:
Siamo sicuri che nella tua vita
precedente tu non sia stato un
cinese ribelle, e che per castigo
deve scoprire la sua anima in
Europa?

Davide

1 commento:

Anonimo ha detto...

Caro Davide..........sei troppo prezioso, e ti esorto,con il cuore in mano.............Donati.........sempre a noi.